La Guerra Fredda:
Appunti di Francesca Rizzo
Università degli Studi di Bologna “Alma Mater Studiorum”
Facoltà: Scienze Politiche
Corso di Laurea in Scienze Politiche e delle Relazioni Internazionali
Esame: Storia delle Relazioni Internazionali
Docente: Paolo Soave
A.A. 2023/2024
Tesi
online
A P P U N T I
Tesionline
Analisi Approfondita delle
Relazioni Internazionali e degli
Sviluppi Storici (1946-oggi)LA GUERRA FREDDA
LE ISTITUZIONI DEL NUOVO ORDINE INTERNAZIONALE: LA NASCITA DEL MULTILATERALISMO
STRUTTURALE
Dopo la Seconda guerra mondiale, le Nazioni Unite, rette sull’equilibrio della carta atlantica e,
ancora prima sui 14 punti di Wilson, rafforzarono ancora di più il proprio potere unificandosi in
quella che ancora oggi è conosciuta come l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), ereditando i
compiti della sicurezza collettiva ma cercando di evitare gli errori della vecchia Società delle
Nazioni. Le 5 potenze vincitrici diedero vita a un vero e proprio SISTEMA MONDIALE del tutto
nuovo e stilarono uno statuto da rispettare per il mantenimento dell’ordine internazionale che
perseguiva:
1. Il mantenimento della pace
2. Sviluppo delle relazioni di cooperazione e interazione sociale, politica ed economica pacifica
tra gli Stati, sulla base del perseguimento dei principi di uguaglianza e autodeterminazione
3. Interazione a livello umanitario
Rispetto alla Società delle Nazioni, l’Onu con le sue moltissime agenzie, pone molta più attenzione
alle questioni riguardanti i diritti e lo sviluppo economico-sociale sia degli individui che delle
comunità.
Un aspetto molto importante concerne l’articolo 7, che riconosce la formazione di un CONSIGLIO
DI SICUREZZA composto da 15 Paesi, 5 dei quali a titolo PERMANENTE, ossia i 5 PILLARS (USA,
URSS, Francia, Gran Bretagna e Cina) che hanno, cioè, diritto di VETO, ossia il potere per cui se
anche uno solo tra questi Paesi si esprime negativamente circa l’adozione di una riforma, questa
non può essere deliberata.
Come la SdN, anche l’ONU inizialmente non prevedeva in alcun modo la partecipazione dei Paesi
sconfitti! Quando questa situazione cambiò, si decise che per entrare a far parte
dell’Organizzazione i vinti non dovevano solo ratificare i trattati di pace ma superare anche i veti
posti in essere dai Paesi con diritto di veto permanente;
Uno dei primi punti trattati nell’Assemblea delle Nazioni Unite fu dell’Organizzazione delle Nazioni
Unite fu la questione della bomba atomica: un dibattito difficile che dimostrò sin da subito delle
discrepanze tra chi possedeva l’ordigno e chi ne era sprovvisto! Gli Stati Uniti proposero sin dal
subito il PIANO BARUCH: ossia l’istituzione di un’agenzia internazionale in grado di CONTRASTARE
la proliferazione dell’atomica e PROMUOVERE il disarmo nucleare. La struttura delle Nazioni Unite
era comunque molto complessa: introduceva quello che sarebbe stato il MULTILATERALISMO,
ossia una diplomazia rinforzata che non prevedeva più i rapporti tra due Stati, ma tra una
molteplicità di essi che si ritrovavano a discutere di questioni comuni per il benessere globale
(MULTILATERALISMO ONUSIANO).
IL NUOVO ORDINE ECONOMICO INTERNAZIONALE
Ad un ordine di carattere istituzionale-organizzativo, doveva comunque corrispondere un ordine di
tipo economico che vi andasse di pari passo, esattamente come la tradizione storica precedente
1aveva dimostrato e insegnato! Infatti, nel 1944 venne istituita la CONFERENZA DI BRETTON
WOODS, a maggioranza di Paesi capitalisti, più la Russia comunista, in cui il vecchio mondo fondato
sull’ordinamento britannico si scontrava con il mondo emergente americano.
Fu in questa conferenza che iniziò a svilupparsi l’ideale di supremazia americana che, da quel
momento, si sarebbe instillata profondamente nel mondo moderno; fu soprattutto la teoria
dell’economista White che permise una radicalizzazione di questo tipo: egli propose l’idea di
utilizzare il DOLLARO per creare delle istituzioni in grado di finanziare i Paesi del mondo. Il suo
sistema “affarista” puntava a dar vita a una sorta di SOCIETA’ DI AZIONI in cui gli azionari fossero,
per l’appunto, tutti i Paesi.
A questa visione si oppose Keynes, il quale, invece, proponeva la nascita di un istituto di scambi
commerciali per mezzo di una moneta internazionale che non esisteva realmente, il BANCOR.
Ovviamente prevalse la proposta americana: gli USA crearono delle importanti istituzioni:
1. IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE per la promozione di liberi flussi finanziari
2. LA BANCA MONDIALE per la concessione di prestiti per lo sviluppo
3. IL GATT (GENERAL AGREEMENT ON TARIFFS AND TRADE): per ridurre le tariffe e le barriere
doganali
Gli americani crearono un sistema in cui il dollaro prevalesse e veniva riconosciuto come mezzo di
pagamento per gli scambi commerciali (GOLD EXCHANGE STANDARD: il dollaro era convertibile in
oro in base a dei rapporti fissi nel sistema di cambi internazionali). Fu un grandissimo vantaggio per
gli Stati Uniti poiché l’internazionalizzazione del dollaro lo rese ambito da tutti gli Stati, che
facevano a gara per accaparrarsi grandi riserve di Dollari; In questo modo gli Stati Uniti potevano
spendere e stampare ingenti quantità di moneta senza sfiorare l’inflazione (ossia la svaluta del
denaro per eccesso di stampa) poiché gli altri Paesi “andavano a caccia” di quel surplus di dollari!
Se questo portava a grande prestigio internazionale per gli USA, non era lo stesso per i sovietici, i
quali non ratificarono gli accordi di Bretton Woods, dal momento che l’obiettivo americano di
procedere a creare un ORDINE LIBERALE, non era assolutamente compatibile con la loro visione
economica (e ideologica, in senso esteso).
LE PREMESSE ALLA GUERRA FREDDA
Le condizioni successive alla seconda guerra mondiale erano chiare:
1. La Germania è sottoposta a occupazione, suddivisa in 4 zone
2. Si affermò un ORDINE INTERNAZIONALE che non era più né multipolare ne eurocentrico,
ma esclusivamente BIPOLARE tra due attori REALI, URSS e USA, alle quali si aggregarono
altre potenze nella “modalità duello”, schierandosi in una contrapposizione globale.
URSS e USA erano due grandissime potenze militari e, in maniera diversa, anche due potenze
economiche; fondamentalmente erano due attori che differivano in tutto, anche e soprattutto nelle
FILOSOFIE POLITICHE che dividevano l’Europa.
2
KENNAN E IL LONG TELEGRAM, CHURCHILL E LA CORTINA DI FERRO
Le prime discrepanze e ostilità nacquero quando nel 1946, l’incaricato d’affari all’ambasciata
americana di Mosca, George Kennan, scrisse un rapporto passato alla storia come “LONG
TELEGRAM” in cui descrisse dettagliatamente le condizioni in cui riversavano i popoli comunisti che
subivano e si “ritrovavano addosso” il sistema comunista russo. Secondo Kennan la popolazione
era tornata indietro alla politica zarista, caratterizzata da una grandissima FRAGILITA’ INTERNA a
livello socio-economico e da una forte POLITICA ESTERA AGGRESSIVA per mantenere lontano il
sistema democratico e capitalistico di cui Stalin aveva paura. Una questione del genere non poteva
apparire lucida agli occhi dei russi, che, secondo gli occidentali, erano accecati da una
manipolazione tale che aveva permesso loro di accettare e “sposare” la causa comunista senza
alcun tipo di ribellione. Come si doveva trattare questo Paese? Per Kennan non bisognava agire per
vie militari, bensì “battendo” i sovietici sul “terreno di sfida” più complicato: la democrazia, la
libertà e l’economia libera. Dimostrare quindi ai sovietici che in America si viveva meglio avrebbe
dunque messo il crisi l’intero sistema sovietico, con l’auspicio che si arrivasse al ripudio del
comunismo e della filosofia che portava con sé.
Il long telegram contribuì all’elaborazione di quello che sarebbe stato il risvolto della nuova politica
estera americana che verteva sulla costruzione di un PERIMETRO DI CONTENIMENTO STRATEGICO
dell’URSS! Lo stesso perimetro che Churchill affermò essere la cosiddetta “Cortina di ferro” nel suo
celebre discorso del 1946: ossia una separazione tanto ideologica quanto territoriale tra i Paesi che
costituivano l’Europa Orientale e Occidentale e che sanciva la radicalizzazione bipolare tra
capitalisti e comunisti.
LA DOTTRINA TRUMAN: IL CONTAINMENT e IL PIANO MARSHALL
La politica sovietica era considerata particolarmente aggressiva secondo la visione americana e di
Kennan, nel particolare. A prova di questa considerazione si tenne in analisi quello che stava
succedendo a due Paesi “in bilico”: Turchia, sottoposta fortemente a una pressione militare per
permettere all’URSS l’accesso al Mediterraneo, e Grecia, dove vi era una pressione di confine e
dove era nata una guerra civile per la minaccia di poter passare alla sponda comunista.
Per questo motivo Truman adottò la cosiddetta “DOTTRINA DEL CONTENIMENTO”, per aiutare
questi due Paesi a difendersi dalle minacce sovietiche. Se non avessero mantenuto la propria
guida, la sicurezza del mondo sarebbe venuta meno. FU UNA SVOLTA perché per la prima volta
nella parentesi della guerra fredda (la prima delle tante) gli americani sarebbero entrati in un
conflitto che nulla aveva a che fare con loro: non riuscendo a cambiare il mondo, la loro intenzione
era quella di STANZIARSI DEFINITIVAMENTE nel sistema europeo e prenderne il controllo;
L’apice della dottrina del contenimento fu il Piano Marshall (EUROPEAN RECOVERY PROGRAM),
che si poteva considerare l’applicazione economica della dottrina Truman! Gli americani volevano
che gli europei facessero laa loro parte e comunicassero tra loro per aiutarsi reciprocamente, al
fine di formare un sistema di INTEGRAZIONE EUROPEA per poi avvantaggiare gli USA nei processi di
3commercio. Rialzare l’economia europea significava, di riflesso, rafforzare l’economia americana e
permettere loro di mantenere l’egemonia a livello globale. I maggiori beneficiari di questi aiuti
furono:
- LA GRAN BRETAGNA: che aveva passato il testimone all’impero americano
- LA FRANCIA
- L’ITALIA
- LA GERMANIA OVEST
- GRECIA E TURCHIA (in linea con la Dottrina del Containment)
- TUTTI I PAESI CHE SI SENTIVANO BISOGNOSI DI AIUTI SENZA ALCUN TIPO DI
DISCRIMINAZIONE O PREGIUDIZIO IDEOLOGICO, includendo ovviamente anche i paesi
comunisti.
Con l’ERP gli americani stanziarono circa 13 miliardi di dollari di aiuti economici in 4 anni (fino al
1951), consapevoli, dopo la lezione imparata nel primo dopoguerra, che erano gli aiuti ad essere il
più giusto tra gli investimenti per garantire la futura stabilità ed espansione della loro economia,
NON i prestiti. Ma gli americani chiesero direttamente agli europei di COORDINARSI nella gestione
degli aiuti, per dare la spinta alla futura integrazione economica attraverso la OEEC
(ORGANISATION FOR EUROPEAN ECONOMIC COOPERATION).
LA REAZIONE SOVIETICA AL PIANO MARSHALL
La reazione dell’URSS fu radicale: Stalin era contrario alla possibilità che i Paesi comunisti
ricevessero gli aiuti dai Paesi capitalisti (tanto che del Piano Marshall trassero vantaggio solo i Paesi
dell’Europa occidentale). Nel 1947, infatti, nacque il COMINFORM, l’organizzazione che,
prendendo le mosse dal rilancio dell’idea dell’internazionale comunista, raccoglieva tutti i partiti
comunisti orientali. L’URSS vietò categoricamente che i Paesi sotto il velo comunista, accettassero
gli aiuti americani del piano Marshall, che veniva percepito come la chiara MANIFESTAZIONE
DELL’IMPERIALISMO ECONOMICO STATUNITENSE!
L’Ideologico sovietico della struttura del COMINFORM venne delineato da Andrej Zdanov e
percepiva l’esistenza dei due blocchi, l’imperialista americano e il democratico sovietico, il cui
obiettivo (del blocco comunista) era quello di preservare la pace ma contrastando l’imperialismo
americano esercitato sull’assoggettamento economico europeo. Infatti proprio nei Paesi
dell’Europa centro-orientale, questa dottrina si instaurò attraverso l crescente creazione delle
Democrazie popolari, ossia quei regimi guidato dai comunisti e legati al comunismo sovietico
dell’URSS. Ma queste democrazie popolari non si originarono tutte per volontà dei popoli dei
territori orientali: si trattò di regimi imposti e che generarono non poche tensioni e scontri!
Nel 1948 venne stipulato il Trattato di amicizia, cooperazione e assistenza tra URSS e Finlandia, la
quale si trovava troppo esposte alla pressione sovietica e perciò aveva la necessità di assumere un
impegno di neutralità, sancendo che entrambe le parti contraenti del trattato si sarebbero
4impegnate a non concludere alleanze e non prendere parte a coalizioni dirette l’una nei confronti
dell’altra parte.
L’ AVVIO DEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE STATEGICA OCCIDENTALE
L’idea della nascita del progetto degli “Stati Uniti d’Europa” venne introdotta da Churchill nel suo
discorso a Zurigo del 19 settembre 1946 in un processo graduale di integrazione costante delle
Nazioni “che vogliono e possono” Ma i nuovi Stati d’Europa teorizzati da Churchill dovevano
ammettere anche la Germania: il presupposto dell’unificazione europea doveva assolutamente
essere un’alleanza Franco-tedesca che ammetta il riarmo tedesco poiché per contrastare l’URSS,
che in quel momento era molto, molto forte, la Germania doveva essere altrettanto potente. La
visione di integrazione politico-militare europea riscosse immediatamente molto successo e
subito l’America si pose come “sponsor” di questa campagna, grazie alla risoluzione di sostegno
proposta dal senatore Fulbright. Proprio su questa integrazione gli americani volevano far leva per
costruire la futura ALLEANZA ATLANTICA, LA NATO, pilastro strategico militare che avrebbe acuito il
divario dei due blocchi.
Nel 1947 venne firmata l’alleanza di Dunkerque: un’alleanza anglo-francese DIFENSIVA secondo
cui i due Paesi avrebbero convenuto ad agire nei confronti della Germania per evitare la violazione
degli vincoli cui era stata obbligata dai trattati poiché considerata ancora la minaccia
prioritariaQuest’alleanza circa le condizioni della Germania, si sarebbe poi estesa anche a Belgio,
Olanda e Lussemburgo che, nel 1948, si riunirono e firmarono il TRATTATO DI BRUXELLES che
stabiliva:
1. La cooperazione ECONOMICA allo scopo di ottenere il massimo rendimento, armonizzando
la produzione e lo sviluppo dei loro scambi commerciali
2. Le future dimostrazioni di solidarietà reciproca mediante CONSULTAZIONI DIRETTE per
migliorare il tenore di vita e sviluppo dei propri popoli, mantenendo le raccomandazioni di
ordine sociale stabilite da delle istituzioni specializzate e si preoccupavano di concludere
appena possibile, delle convenzioni relative alla SICUREZZA SOCIALE
3. Nel caso in cui una delle parti contraenti dovesse essere attaccata da una potenza armata in
Europa, le altre, attenendosi alle disposizioni dell’art. 51 dell’ONU, le avrebbero dovuto
prestare soccorso con tutti i mezzi a loro disposizione
Il trattato prendeva le mosse dalla minaccia tedesca ma si ampliava a un possibile attacco da parte
di qualunque altro Stato, ipotizzando, in quel periodo, l’URSS.
Nel Giugno del 1948, nella CONFERENZA DI LONDRA, americani e inglesi riuscirono a convincere la
Francia a stringere un accordo e mettere in discussione lo status della Germania, attraverso delle
concessioni territoriali e la costruzione di un’autorità internazionale per il controllo delle risorse
della Ruhr.
5LA PRIMA CRISI DELLA GUERRA FREDDA
La prima effettiva crisi della Guerra Fredda ebbe luogo in Germania tra il giugno del 1948 e il
maggio del 1949 ed era legata alla suddivisione in zone di influenza che caratterizzavano la Nazione
e anche la stessa capitale, Berlino. I tre settori appartenenti a Francia, Gran Bretagna e USA erano
capitalisti e avevano pensato a una RIUNIFICAZIONE dei settori tedeschi occidentali soprattutto su
base ECONOMICA, con l’introduzione del marco al posto della precedente moneta. Stalin vide, sin
da subito, una grande minaccia per l’integrazione delle tre zone e attuò imponendo il cosiddetto
“BLOCCO DI BERLINO”: la chiusura di tutti gli accessi via terra ai settori della Berlino comunista di
sua competenza, volendo quindi impedire il confronto fra le assai diverse condizioni di vita tra i
due blocchi.
Truman reagì attuando il ponte aereo, quindi l’invio di rifornimenti tra il blocco sovietico e quello
occidentale per mezzo del contingente aereo con l’avvertimento che un eventuale intercettamento
sarebbe stato interpretato come “atto di guerra” (da ricordare che l’URSS non era ancora una
potenza atomica e questa situazione la indeboliva notevolmente); Nel giugno del 49 Stalin decise
di togliere il blocco sovietico poiché ormai era inutile agli scopi per cui era stato imposto, e gli USA
“vinsero” la prima crisi della guerra fredda con la nascita di 2 Stati tedeschi:
1. La RFT- Repubblica Federale tedesca (Germania Ovest)
2. La RDT- Repubblica democratica tedesca (Germania Est)
GENESI DIPLOMATICA DELL’ALLEANZA ATLANTICA
La guerra fredda e la polarizzazione dei blocchi imposero in poco tempo la necessità di dotarsi di
un sistema di alleanze tra i popoli dell’Europa occidentale per un’integrazione che non fosse solo
economica ma anche “qualcosa di più”: un’alleanza di difesa e unificazione anche dal punto di vista
militare. Alla base di ciò vi fu il trattato di Bruxelles, che aveva fatto da collante alla cooperazione
europea e che diventava il punto di partenza diplomatico per le trattative che poi portarono alla
firma del Patto Atlantico. Gli USA, che pure si erano
sempre professati antieuropei- nonostante i risvolti delle due guerre mondiali in cui si erano
“immischiati” abbondantemente- in quel momento più che mai avevano la necessità di creare
un’alleanza per RINFORZARE il blocco capitalista. Emanarono quindi la cosiddetta “RISOLUZIONE
VANDERBEGH” che enunciava i nuovi principi alla base della politica estera statunitense, in
particolare autorizzava il Presidente a stipulare alleanze in tempi di pace e accordi tanto collettivi
quanto regionali per la reciproca assistenza nelle questioni di sicurezza nazionale. Si tennero una
serie di negoziati e trattative a Washington a cui parteciparono americani, inglesi e canadesi (ossia
il PENTAGON TALKS), a cui si aggiunsero anche in membri del Patto di Bruxelles. La diffidenza di
Parigi era evidente, tanto che gli Stati Uniti si dovettero fare garanti di uno STATUS QUO europeo
che neutralizzasse la resistenza francese; Il 4 Aprile del 1949 venne firmato, a Washington, il
TRATTATO DELL’ATLANTICO DEL NORD, di cui di grande importanza è l’art.5 che conteneva il casus
foederis richiamando il CONSIGLIO DI SICUREZZA dell’ONU per la risoluzione e il ristabilimento
della sicurezza collettiva; lo stesso garantiva la mutua difesa dei Paesi in un obbligo NON
automatico!
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IL CASO ITALIANO
(IN PRIMIS: La partecipazione dell’Italia nel Trattato era una questione molto importante perché
senza di essa si sarebbe avuto solo un’alleanza di carattere marittimo con un punto di convergenza
nell’Atlantico del Nord, la religione dominante sarebbe stata la protestante, i principali contraenti
erano fondati su ordinamenti socialdemocratici dunque far si che entrasse nel sistema dell’Alleanza
era una questione INDISPENSABILE)
Successivamente alla Seconda guerra mondiale l’Italia non era riuscita a sfuggire alla condizione di
Paese sconfitto e le conseguenze che si era trovata ad affrontare erano tragiche:
1. COLONIE OCCUPATE DALLA FORZE ALLEATE
2. TRIESTE SOTTO OCCUPAZIONE DEGLI SLAVI DI TITO
Così nel 1946 De Gasperi cercò un accordo con il ministro austriaco per giungere a un accordo che
risolvesse la questione delle terre una volta per tutte; mentre il 10 febbraio 1947 venne firmato il
Trattato di pace delle potenze alleate e associate con l’Italia; a livello di confini si ebbe il regresso
alla condizione della Prima Guerra mondiale, SOPRATTUTTO in merito a tre fattori importanti:
- LA PERDITA DEI DIRITTI SULLE COLONIE
- LE CLAUSOLE MILITARI CHE IMPONEVANO LA RIMOZIONE DELLE FORTIFICAZIONI MILITARI
E LA SMILITARIZZAZIONE DEI CONFINI CON LA FRANCIA, LA JUGOSLAVIA E NELLE ISOLE
- IL PAGAMENTO DI RIPARAZIONI PER UN AMMONTARE DI 100 MILIONI DI DOLLARI A
URSS, 105 A GRECIA E 125 ALLA JUGOSLAVIA.
L’Italia non poteva più aspirare ad essere una potenza militare (anche se non lo era mai stata nel
concreto) e venne ridimensionata secondo una ratio che facesse in modo da renderla non
autosufficiente nel far fronte alla sicurezza. Inoltre ad aggravare la questione vi era anche la
complessità del nuovo assetto costituzionale venutosi a creare all’indomani del conflitto bellico nel
nuovo governo italiano: i divergenti orientamenti di politica estera circa la propensione verso il
patto atlantico, il blocco sovietico o addirittura la neutralità.
La linea di De Gasperi tendeva a voler mantenere le colonie liberali e nacque sin da subito un
dibattito con gli inglesi per la suddivisione delle colonie libiche attraverso l’amministrazione
fiduciaria (che era il corrispondente del protettorato della società delle Nazioni); questa proposta
venne bocciata e si procedette all’idea dell’indipendenza della Libia: la politica di collaborazione
con una Libia indipendente risultò essere una giravolta intelligente adottata dall’Italia per imporsi
come una potenza pronta ad orientarsi verso una politica estera più libera possibile. Anche la
questione di Trieste fu decisiva: per questa dovettero intervenire le truppe angloamericane per
imporre a Tito di retrocedere. L’accordo di compromesso (il Memorandum) stabilì la la divisione di
Trieste in due settori:
- SETTORE A di amministrazione italiana
7- SETTORE B di amministrazione jugoslava
Ma l’Italia era talmente debole che implorò gli alleati di non ritirarsi dal settore A, per evitare che
Tito prenda il controllo della zona; la questione di Trieste si sarebbe risolta solo nel 1975, quando
l’Italia rinunciò definitivamente al settore B.
IL DIFFICILE REINSERIMENTO ITALIANO NELLA COMUNITA’ OCCIDENTALE
Alla fine della guerra l’Italia venne chiamata a scegliere da quale parte schierarsi a livello
internazionale: le diverse correnti politiche di pensiero però non rendevano facile questa decisione
e, a tal proposito, furono le elezioni politiche del 1948 che DECRETARONO l’orientamento che
avrebbe ispirato il governo nel caso di diplomazia con i nuovi fronti schieratisi. De Gasperi era
orientato verso gli Stati Uniti ma il suo intento non era quello di sottoscrivere un’alleanza militare,
bensì avviare i rapporti bilaterali con Washington! Anche Stalin cercò di persuadere i comunisti
italiani ed entrambi, tanto comunisti quanto capitalisti, cercarono di mettere mano nelle elezioni
del 48, i primi promettendo sostegno per le colonie, i secondi invece, per la questione di Trieste.
Alla fine la vittoria della Democrazia Cristiana, sancì il direzionamento verso il blocco atlantico a
guida americana. A riconoscenza di ciò, Il 10 febbraio 1949 venne approvata da Truman la
cosiddetta NATIONAL SECURITY RESOLUTION, che affermava l’impegno statunitense (economico,
politico e militare) nell’assistere l’Italia in caso di minaccia sovietica; Nonostante l’estromissione
dall’Alleanza Atlantico, la necessità di avere un partner nel Mediterraneo, spinse la Francia a
richiedere che entrasse a far parte dell’asse dell’alleanza.
IL MEMORANDUM ACHESON
L’ingresso italiano fu argomento di dibattito acceso all’interno dell’alleanza, tanto che nel 1949 il
segretario di Stato Acheson elaborò un Memorandum che spiegava i pro e i contro dell’adesione
italiana; In primis la posizione geografica che la collocava al di fuori dell’Oceano Atlantico, e
precisamente nel Mediterraneo, i cui problemi, secondo gli USA dovevano essere trattati in
un’alleanza a parte. In più era discutibile il comportamento che l’Italia aveva adottato in entrambe i
due conflitti bellici, circa il “cambio di sponda” effettuato, pugnalando, nel 1940, la Francia e la
Gran Bretagna. Infine, l’inclusione di un ex nemico avrebbe potuto scatenare le polemiche
sovietiche circa l’effettiva volontà americana di CIRCONDARE l’URSS.
Tuttavia vi erano anche validi argomenti a favore: l’Italia disponeva della TERZA Marina maggiore
dell’Europa occidentale e di una grande Forza Aerea; inoltre sul suolo italiano era disponibile anche
un complesso apparato industriale e un surplus di manodopera specializzata in grado di essere
utilizzata in caso di necessità; Anche la posizione strategica era importante, in termini di una
possibile guerra marittima. Infine, per “razza” il popolo italiano faceva a tutti gli effetti parte della
comunità europeo-occidentale.
QUESTE RIFLESSIONI FECERO PROPENDERE IN SENSO FAVOREVOLE LA PARTECIPAZIONE
DELL’ITALIA AL PATTO.
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ESPANSIONE DELLA GUERRA FREDDA NELL’EXTRAEUROPA: L’ASIA
Nel tempo la guerra fredda si spostò e si ampliò diventando una questione globale ed
estendendosi all’intero pianeta (Westad); In particolar modo il primo continente preso in
considerazione fu l’Asia, dove l’ideologia comunista si mescolava a delle influenze occidentali in
una commistione per cui America e URSS potevano potenzialmente “battersi” per avere vantaggio
numerico. In Asia:
1. Il Giappone sconfitto venne sottoposto all’amministrazione americana del generale
MacArthur per demilitarizzare i cartelli industriali; la mancata partecipazione dell’URSS in
questo genere di amministrazione fu un punto importante nel conflitto
2. La Cina si suddivideva nella Cina popolare di Mao (che era di fazione comunista) ossia la
Repubblica Popolare Cinese e la Cina Nazionalista che invece, guidata da Kai-Shek, si era
orientata sul fronte capitalista.
Mao cercò sin da subito un accordo con L’URSS contro il Giappone e IL TRATTATO DI ALLEANZA
venne firmato a MOSCA il 14 febbraio 1950, affermando una serie di punti quali:
1. Le parti contraenti si impegnavano a prendere tutte le misure necessarie in loro potere per
evitare che si potesse ripetere la violazione della pace ad opera del Giappone o di qualsiasi
altro Stato che si unisse a quest’ultimo in alleanza
2. Le parti contraenti si impegnavano a non concludere alleanze separate CONTRO l’altra
parte contraente
3. Le parti contraenti si impegnavano a delle consultazioni reciproche per tutti gli importanti
problemi internazionali
4. Si sottolineava il rispetto della collaborazione reciproca e dei principi di eguaglianza,
rispetto per la sovranità di Stato, l’integrità territoriale; puntavano in oltre a sviluppare e
consolidare legami economico-culturali tra URSS e Cina
5. ACCORDO FINANZIARIO: il governo sovietico si impegnava a concedere alla Cina, un credito,
calcolato in dollari americani, in seguito alle devastazioni subite dal territorio cinese
dall’URSS
Si tratta di una grandissima sconfitta per gli Stati Uniti perché veniva meno il pilastro asiatico
concepito da Roosevelt, ponendo di fatto il problema diplomatico per preservare il seggio del
Consiglio di Sicurezza dell’Onu, sostituendo quindi la Repubblica Popolare cinese, con la Cina
nazionalista: questa mossa avvantaggiò il legame tra Pechino e Mosca per non rimanere
assolutamente isolata.
LA GUERRA IN COREA
Il primo vero e propri conflitto sul fronte asiatico si consumò in Corea.
9Alla base di questo conflitto ci fu il fatto che, una volta liberata dalla potenza nipponica, la Corea
subì un altro tipo di occupazione:
- A Nord dai sovietici
- A Sud dagli americani
In attesa della riunificazione vennero quindi a formarsi due sistemi politici opposti: la Corea del
Nord, filosovietica, e la Corea del Sud, filoamericana. Nel 1950 il leader nordcoreano Kim, decise di
occupare la corea del sud, confidando nell’aiuto sia sovietico che cinese. La risposta dell’ONU fu
immediata: vi fu l’approvazione della RISOLUZIONE 82- una richiesta di cessate il fuoco e
successivamente con la RISOLUZIONE 83- ossia il via libera dell’invio dei cosiddetti “caschi blu” per
restaurare la pace e la sicurezza nell’area. Intanto i sovietici
rientrarono nel consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite rendendo impossibile l’applicazione di
ulteriori risoluzioni (a causa del diritto al veto); ma proprio in questo momento venne adottata
un’ulteriore risoluzione denominata “UNITING FOR PEACE” che proponeva di bypassare il veto. E
la risoluzione passò.
Ritornando al fronte nordcoreano, Stalin inviò dei “volontari” nel territorio, mossa che fece acuire i
rapporti tra Washington e Pechino tanto che MacArthur propose il bombardamento atomico (che
Truman prontamente rifiutò, richiamandolo). Nel luglio del 1953 venne attuato ARMISTIZIO della
guerra in Corea, che stabiliva una zona smilitarizzata come “cuscinetto” per prevenire incidenti e
l’eventuale ripresa delle ostilità. Inoltre, si sarebbe dovuto accordare il rimpatrio di tutti i
prigionieri di guerra entro 60 giorni dall’emanazione del documento. Fondamentalmente però, la
linea armistiziale divenne il definitivo confine politico tra le due Coree
MA QUALI FURONO LE CONSEGUENZE DELLA GUERRA DI COREA?
La guerra in Corea costrinse gli americani a portare avanti una serie di nuove alleanze
antisovietiche in Asia.
1. TRATTATO DI SICUREZZA USA-AUSTRALIA-NUOVA ZELANDA (A.N.Z.U.S.), del 1 settembre
1951: stabiliva che ciascuna parte, riconoscendo che un attacco nel Pacifico sarebbe un
pericolo per tutti, avrebbero agito nel rispetto dei processi costituzionali per affrontare il
pericolo
2. TRATTATO DI PACE CON IL GIAPPONE, dell’8 settembre 1951: stabiliva che il Giappone
riconosceva l’indipendenza della Corea e rinunciava a ogni diritto di acquisizione di Taiwan,
delle Isole Pescadores, delle Isole Curili e Sachalin e ad ogni interesse in Cina; Tuttavia lo
stesso trattato riconosceva che nonostante la consapevolezza del Giappone di dover
ripagare i danni e le riparazioni provocate nella Seconda Guerra Mondiale, era
impossibilitato a farlo. Per questo tutte le potenze alleate avrebbero avuto il diritto di
sequestrare, incamerare e disporre delle proprietà, dei diritti e degli interessi come meglio
ritenevano opportuno, oltre agli enti o ai sudditi giapponesi al momento della firma del
trattato”!
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